Durante gli insegnamenti sul Sutra del Cuore del 5-6-7 gennaio 2021, su richiesta dei buddhisti coreani, Sua Santità il Dalai Lama ha fatto riferimento ai quattro ragionamenti speciali. Fabrizio Pallotti (senior traduttore ILTK Manjusri Lotsawa/FPMT e traduttore italiano ufficiale di Sua Santità il Dalai Lama) ha condiviso gentilmente questi passaggi tratti dal “Commentario al Supplemento della Via di Mezzo” di Chandrakirti. I ragionamenti speciali, le “quattro conseguenze assurde”, sono citati da Sua Santità come sua importante riflessione quotidiana.

Ringraziamo Fabrizio Pallotti per la sua gentilezza e la sua dedizione a beneficio di tutti.


Strofe e spiegazioni tratte dal sesto capitolo del commentario di Chandrakirti al suo Supplemento di Madhyamika

Traduzione dal tibetano di Fabrizio Pallotti

1. (Questa strofa mostra la prima delle 4 conseguenze assurde, ovvero che se i fenomeni fossero intrinsecamente esistenti, l’equilibrio meditativo di un Arya sulla vacuità li distruggerebbe [Che la realizzazione della vacuità distrugge i fenomeni]):

གལ་ཏེ་རང་གི་མཚན་ཉིད་བརྟེན་འགྱུར་ན་།།
དེ་ལ་སྐུར་པས་དངོས་པོ་འཇིག་པའི་ཕྱིར་།།
སྟོང་ཉིད་དངོས་པོ་འཇིག་པའི་རྒྱུར་འགྱུར་ན།།
དེ་ནི་རིགས་མིན་དེ་ཕྱིར་དངོས་ཡོད་་མིན་།།༣༤

Se le caratteristiche proprie fossero dipendenti
il negare ciò distruggerebbe le cose.
Che la vacuità sia ciò che distrugge le cose
non ha alcun senso, quindi le cose non esistono. 34

Nel caso in cui la forma, le sensazioni e così via e anche le cose fossero intrinsecamente esistenti o per proprie caratteristiche e questa natura sorgesse da cause e condizioni, al contempo lo yogi vede che i fenomeni sono vuoti di natura intrinseca, quella realizzazione della non esistenza intrinseca di tutti i fenomeni nega decisamente quel modo di produzione intrinseca, ed è la realizzazione della vacuità. Quindi, proprio come nel caso del martello e così via che diventa la causa che distrugge il vaso e così via, nello stesso modo anche la vacuità diverrebbe la causa della negazione della natura delle cose, e ciò è inammissibile. Perciò non bisogna mai asserire in nessun caso che le cose sorgono per proprie caratteristiche, “quindi le cose non esistono”.

2. (Questa strofa spiega la seconda delle 4 conseguenze assurde, ovvero che se le cose fossero intrinsecamente esistenti, la verità convenzionale dovrebbe sostenere l’analisi ultima):

གང་ཕྱིར་དངོས་པོ་འདི་དག་རྣམ་ངཔྱད་ན་།།
དེ་ཉིད་བདག་ཅན་དངོས་ལས་ཚུ་རོལ་དུ་།།
གནས་རྙེད་མ་ཡིན་དེ་ཕྱིར་འཇིག་རྟེན་གྱི་།།
ཐ་སྙད་བདེན་ལ་རྣམ་པར་དཔྱད་མི་བྱ།།་༣༥

Perciò, investigando queste cose
a parte la realtà delle cose
non si trova un locus.
Quindi la verità convenzionalmente accettata
non deve essere investigata. 35

Se investighiamo la forma, le sensazioni e così via se sorgono da sé o da altro, poiché ultimamente non c’è produzione e cessazione, non c’è una parte di realtà che possiede un focus, ovvero una porzione separata che possiede produzione e così via. Quindi senza investigare nei termini da sé o da altro, ma meramente così come è compreso dal mondo “se questo esiste quello esiste” il sorgere dipendente da altro va asserito. È insegnato che:

Aryadeva nelle 400 stanze:
Nello stesso modo in cui i barbari non si
colgono con linguaggi diversi,
a parte gli esseri mondani
il mondo non può essere colto.
Dal Fondamento della saggezza:
Senza dipendere dal convenzionale
il significato perfetto non viene realizzato.
Senza realizzare il significato perfetto
non si ottiene il Nirvana.
Se si applica l’investigazione si deteriorano le convenzioni del mondo.
Come si insegna estesamente nel Sutra delle attività estese:
Per esempio, il liuto e le corde dipendono
dall’attività della mano. Quando i tre sono riuniti
gli strumenti come liuto e flauto
produrranno i suoni.
Poi, qualche saggio investiga:
“Quello da dove viene e dove va?”
Conducendo l’investigazione in ciascuna direzione e nel mezzo
l’andare e il venire del suono non può essere trovato.
Tutti i composti sorgono
dalle cause e dalle condizioni
Lo yogi che vede perfettamente
vede i composti vuoti, inamovibili.
Gli aggregati, le sorgenti, gli elementi sono
vuoti dentro e anche fuori
Gli esseri senzienti sono vuoti senza locus
la caratteristica dei fenomeni è la natura dello spazio.

(Il commento di Je Rinpoche a questo passaggio, nel suo commentario al supplemento di Madhyamika dal titolo “Illuminazione dell’intenzione”)

Perciò, quando queste cose, la forma, le sensazioni e le altre vengono investigate in termini di essere prodotti da sé o prodotti da altro e così via, a parte la non produzione e non cessazione ultima, la loro realtà, non si trova un locus che possiede una parte prodotta.
Quindi la verità convenzionalmente accettata non deve essere investigata in termini di sorgere da sé o da altro, ma va asserita meramente dal punto di vista di ciò che il mondo riconosce come convenzione ciò che esiste dipendendo, “se questo esiste quello sorge”.
Analizzare e non analizzare, in questo contesto, si riferisce all’analizzare o meno la natura ultima (realtà). Inoltre, è importante conoscere le procedure dei vari sistemi di ragionamento per analizzare la natura ultima.

In questo caso i Prasangika dicono che in riferimento ad asserire che “la produzione del germoglio”, ciò che viene chiamato analisi della natura ultima o realtà avviene quando senza essere soddisfatti del termine che designa si cerca l’oggetto designato chiedendosi se viene prodotto sa sé o da altro. Quindi questa analisi è completamente diversa dalle analisi delle convenzioni del mondo quali “Da dove viene? Dove è diretto? Dov’è, è dentro o fuori?” e così via.

Gli Svatantrika Madhyamika non asseriscono l’analisi della realtà (natura ultima) meramente in questo modo, ma dicono che l’analisi diviene analisi della realtà o della natura ultima se si analizza che

A) il fenomeno è asserito come esistente grazie all’apparire a una coscienza, come è stato spiegato prima e
B) è un oggetto che non è asserito esistere poiché appare a una coscienza ma è stabilito per il proprio modo di sussistenza.

A causa dell’identificazione di due oggetti di negazione differenti, anche l’analisi della realtà ha due modalità diverse.

3. (Questa strofa spiega la terza delle 4 conseguenze assurde, ovvero la non confutazione della produzione ultima):

དེ་ཉིད་སྐབས་སུ་རིགས་པ་གང་ཞིག་གིས་།།
བདག་དང་གཞན་ལ་སྐྱེ་བ་རིགས་མིན་པའི་།།
རིགས་དེས་ཐ་སྙད་དུ་ཡང་རིགས་མིན་པས།།
ཁྱོད་ཀྱི་སྐྱེ་བ་གང་གིས་ཡིན་པར་འགྱུར།།༣༦

Nel contesto della realtà, con qualunque ragionamento
la produzione da sé e da altro non sono possibili.
Dal momento che non è ragionevole nemmeno convenzionalmente
come può esistere questa tua produzione? 36

4. La quarta conseguenza assurda se i fenomeni fossero intrinsecamente esistenti è che le affermazioni nei testi che i fenomeni sono vuoti di natura intrinseca sarebbero false. Le prime tre sono accompagnate dai versi radice.

La spiegazione dell’ultima la troviamo nell’autocommentario al Supplemento. Tutte e quattro sono analizzate in dettaglio da Je Rinpoche alla fine del suo “L’essenza della pura eloquenza del significato interpretativo e definitivo”.