Lama Zopa Rinpoce ci ricorda che il vero senso della vita è non danneggiare gli innumerevoli esseri senzienti ma di beneficiarli. Il modo migliore per dar loro beneficio è quello di liberarli dagli oceani di sofferenze samsariche e condurli alla piena illuminazione. Per fare questo, è necessario realizzare lo stato dell’onniscienza. Per raggiungerlo, è necessario praticare e realizzare il lamrim, gli stadi del sentiero verso l’illuminazione.

Ascoltate gli insegnamenti con questa motivazione.

Rinpoce continua poi a dibattere con il Ven. Tenzin Gace in uno scambio vivace, umoristico e illuminante! Incoraggiamo vivamente gli studenti a guardare questo video per ricevere i benefici dell’intero dibattito.

I soggetti del dibattito tra Rinpoce e il Ven. Gace in questo insegnamento includono:

  • Che cos’è che fa di un tavolo il tavolo?
  • Cos’è che fa di una casa la casa?
  • Se un tavolo (o una casa) è rotto, è ancora un tavolo (o una casa)?
  • Un tavolo rotto è tale finché in grado di sostenere qualcosa?
  • È una casa se essa non ha una porta, un tetto o un certo numero di muri?
  • Può una sedia o un essere senziente essere un tavolo?
  • Il fatto che qualcosa sia un tavolo o meno dipende da un concetto personale?
  • Poiché le parti di un carro non sono un carro, né i pezzi assemblati insieme sono un carro, come possono le parti di un tavolo essere un tavolo?

Rinpoce continua la traduzione e l’insegnamento del commentario di Phabongkha Rinpoce sui “Tre aspetti principali del sentiero”, iniziando con la spiegazione su come nascono le cose. Perché una cosa esista deve esserci una base valida e una mente valida che la etichetti.

Se l’esistenza di una cosa può essere danneggiata da un’altra mente convenzionale valida, allora essa non esiste. Per esempio, Phabongkha Rinpoce parla di un mucchio di pietre; viste in lontananza, qualcuno può confonderle per una persona. Se una persona crede che si tratti di un essere umano e le si viene detto, da un’altra persona, che ha effettivamente accertato che si tratta di un mucchio di pietre e le si dice: “quello è un mucchio di pietre”, la precedente comprensione del mucchio di pietre come essere umano svanirà completamente. Questo è il segno che non era una base valida per essere etichettata come “essere umano”.

Poi, Rinpoce usa l’esempio del “coniglio con le corna“: Phabongkha Rinpoce mostra che oltre a una mente convenzionale valida per etichettare qualcosa, perché qualcosa esista deve esistere una base valida. Poiché non esiste una base valida per un coniglio con le corna, un coniglio con le corna non esiste. Le cose esistono in dipendenza dall’insieme delle loro parti, non hanno un’esistenza propria.

Inoltre, l’io non esiste dalla parte del corpo e della mente. C’è solo l’apparenza dell’io che nasce semplicemente dall’essere etichettato dal suono e dal concetto sull’insieme delle parti, che è la base valida per essere etichettata: la propria mente.

Phabongkha Rinpoce ci mostra poi come tutti i fenomeni nascono allo stesso modo, ovvero tutti vengono etichettati dal nome e dal concetto. Per esempio, quando una casa è costruita con tre stanze vuote, identiche, all’inizio le stanze non esistono come la camera da letto, la cucina e così via. Solo dopo che il proprietario le ha etichettate come “camera da letto”, “cucina”, e così via, pensiamo: “Questa è la camera da letto”, ed esiste. Quindi, non è sufficiente che la base sia etichettata – l’insieme di tre stanze – per esistere. Affinché la camera da letto e le altre stanze esistano, devono essere etichettate dal nome e concetto.

Come la camera da letto, per esempio, qualsiasi fenomeno è il fenomeno etichettato, non la base da etichettare. Allo stesso modo, anche l’io convenzionale è semplicemente etichettato per concetto. Tuttavia, a noi sembra che l’io esista intrinsecamente come quello che sperimenta la felicità, la sofferenza e così via.

La mente che si aggrappa all’io e lo considera esistente dal proprio lato è l’innato vero attaccamento o l’innata visione di un insieme deperibile. L’io che è ritenuto esistere dal suo lato è il sé che è l’oggetto da confutare.

Phabongkha Rinpoce fornisce poi un utile riassunto dei punti da lui esposti:

  1. Le cose sono etichettate dal concetto;
  2. Dipendono necessariamente da una base da etichettare e da ciò che etichetta;
  3. Nascono in dipendenza da altre condizioni;
  4. Non esistono dalla propria parte.

Poi Rinpoce parla dell’io che è l’oggetto concepito, il quale è l’oggetto da negare. Questo è l’io che non è semplicemente imputato in dipendenza dal corpo e dalla mente, ma esiste dalla sua parte sul corpo e sulla mente. Allo stesso modo, quando al crepuscolo scambiamo una corda arrotolata per un serpente, l’oggetto concepito che si ritiene esista così come appare è l’oggetto da negare. Quindi, dobbiamo essere sicuri di negare l’io che esiste dalla sua parte, non l’io che appare convenzionalmente, né l’io che sembra esistere dalla sua parte.

Quando l’io che esiste dalla sua parte senza dipendere dal corpo e dalla mente diventa per voi inesistente, avete trovato la visione di Madhyamaka Prasangika e il sentiero che compiace i Buddha.

Insegnamento registrato il 18 novembre 2020 nel monastero di Kopan in Nepal

Traduzione e doppiaggio: Ven. Siliana Bosa

In questa foto : Lama Zopa Rinpoce passeggia durante la pausa di una puja al Monastero di Kopan, Nepal, novembre 2020.

Foto del Ven. Lobsang Sherab.

Segue il video degli insegnamenti di Lama Zopa Rinpoce: