“Si deve praticare con l’atteggiamento del bodhisattva ogni giorno. Le persone non possono vedere la tua mente; quello che gli altri vedono è una manifestazione del tuo atteggiamento nelle azioni e nelle parole. Presta costantemente attenzione al tuo atteggiamento, controllalo come se tu fossi un poliziotto o come una tata si prende cura di un bambino, come una guardia del corpo o come se tu fossi il maestro e la tua mente il discepolo. Hai bisogno di sorvegliare il tuo atteggiamento ininterrottamente, 24 ore al giorno. Fare semplicemente quello che ti suggerisce la testa è molto pericoloso – anche i piccoli problemi possono portare al suicidio quando vengono coinvolte le emozioni. Pensare ‘questo è ciò che sento, per cui posso fare qualunque cosa – è solitamente quanto ci suggerisce l’illusione, non ciò che vuole un bodhisattva. Alla lunga, questo porta a qualche tipo di danno.

Ciò che Rinpoche ha menzionato per l’Educazione Essenziale è esattamente ciò che serve in un ufficio. Ciò che Rinpoche voleva aggiungere è l’umiltà. Infatti attraverso l’umiltà emerge naturalmente se sei gentile e perdoni gli altri. Così come il gioire quando qualcosa di buono avviene agli altri. Queste sono buone qualità utili per chiunque nel mondo, se si vuole una vita felice. Il punto essenziale è essere umili, quando c’è bisogno di chiarire, di dire qualcosa, di essere in grado di dirlo. Un centro o un ufficio è il luogo ideale per la pratica del Dharma. Quando uno va in ufficio, e ha a che fare con le persone, deve riconoscere che si tratta di un luogo dove praticare lam-rim, i Tre Fondamenti del Sentiero, tantra e le sei paramita.

Le sei paramita sono particolarmente adatte alla vita quotidiana – forniscono protezione. Lì c’è tutto. Se non ci si impegna in esse, sorgono i problemi. Senza, le cose non avvengono, non sono semplici, le persone non ti supportano. Se le persone sono felici, ti aiuteranno. Organizziamo degli incontri in FPMT, ma non è sufficiente. Dobbiamo davvero praticare sul lavoro, quando torniamo. Agli incontri FPMT ascoltiamo tutti i migliori consigli, ma se quando si torna non si mettono in pratica sorgono tutti i problemi. Pensa a casa e all’ufficio come luoghi di pratica. È una pratica favolosa, una grande sfida. Prima di andare in ufficio, pensa “Sto per praticare il Dharma: i tre Principi del Sentiero, le sei paramita”. L’ufficio è un luogo per la pratica tantrica – guardare ciascuno come divino. Ogni cosa possiede la dote naturale di renderci felici! Niente è noioso o fastidioso. Non infastidirti se senti dei problemi – le nostre orecchie sono fatte apposta per ascoltare problemi! Ascoltare problemi è come indossare orecchini, sono anch’essi decorazioni per le orecchie! Discuti della confusione che sorge tra il provare a vedere e accettare qualunque cosa in termini di Dharma e allo stesso tempo il voler provare a cambiare le cose negative. Hai bisogno di chiarire questo punto. Se non lo fai, allora il centro o l’ufficio non si possono sviluppare. Sii umile, non ottuso! Altrimenti non puoi fare il lavoro al meglio. Prova a ragionare nell’ambito della tua pratica, il lam-rim, in modo che la mente non sia negativa e le cose vadano meglio, in modo più fluido. Pensa a come tutti gli esseri senzienti siano gentili, sono stati tutti nostra madre, abbiano mostrato una tale grande gentilezza: a quel punto il rispetto viene di conseguenza. Pensa che il Buddha, il Dharma e il Sangha derivano da questa persona, tutta la felicità nella vita deriva da questa persona, e che è così preziosa. A quel punto il rispetto è conseguente. Pensa che quella persona è celebrata da un numero infinito di buddha e bodhisattva, come un figlio amato. Questa persona è come il loro cuore. A quel punto non oseresti più dirne niente di cattivo, e anzi le offriresti il tuo servizio e le tue cortesie quanto più possibile, non immagineresti nemmeno di minacciarla o farle del male. Abbiamo bisogno della saggezza per distinguere cosa si deve e non si deve dire. Qual è il momento giusto. Dipende dalla nostra analisi. Non è semplice, perché noi non abbiamo la chiaroveggenza. Il Bodhisattva dice che abbiamo bisogno di chiaroveggenza per aiutare gli esseri senzienti. Anche senza una mente onniscente, senza chiaroveggenza, è comunque nostra responsabilità usare l’intelligenza per fare del nostro meglio. Provare a fare del nostro meglio. Potrà non essere perfetto. Potremo non avere successo tutte le volte, ma ogni tanto sì.”

Colophon: note tratte e leggermente editate da Claire Isitt al Shakyamuni Center, Taiwan. June 14th 2005.